Project Description

Pala d’argento dorato, XIV secolo
Chiesa di San Salvador, Venezia

Progetto
Restauro della pala d’argento dorato, XIV secolo

Luogo
Chiesa di San Salvador, Venezia

Direzione lavori
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
storico, artistico ed etnoantropologico e per
il Polo Museale della città di Venezia e
dei comuni della Gronda Lagunare

Ditta esecutrice
Re.Co., Roma

Donazione
Louis Vuitton
Venetian Heritage

Intervento svolto nell’ambito del programma
congiunto UNESCO-Comitati Privati
Internazionali per la Salvaguardia di Venezia

Inizio lavori
Gennaio 2010

Fine lavori
Ottobre 2010

Finanziamento
68.150,00 €

L’opera

La Pala di San Salvador è uno dei più preziosi manufatti di oreficeria veneziana della metà del XIV secolo. Posizionata sin dal XVI secolo sull’altare maggiore della chiesa di San Salvador, ma «schermata» – come una quinta di teatro – dal dipinto di Tiziano raffigurante la Trasfigurazione di Cristo, e visibile solamente durante le festività di Natale, Pasqua e Trasfigurazione. Pochissimi, anche tra i veneziani, sono a conoscenza dell’esistenza di questo preziosissimo capolavoro. La Pala si presenta ripartita in cinque registri la cui parte frontale è interamente rivestita da elementi decorativi in argento sbalzato, cesellato e parzialmente dorato. Si distingue un corpo centrale più antico, composto dalle tre fasce centrali collegate tra loro per mezzo di cerniere in ferro alle fasce superiore e inferiore, che si richiudevano su di essa a guisa di battenti. La prima e la quinta fascia presentano elementi decorativi di stile diverso e più tardo. Lo sfondo dei cinque registri è tappezzato da elementi romboidali in argento dorato e decorato a sbalzo con motivi floreali. Su questo fondo si trovano oltre cento soggetti decorativi, tra figure di santi ed elementi architettonici. Le figure, alcune delle quali arrivano a pesare più di 800 grammi, sono anch’esse realizzate in lamina d’argento, battuta e sbalzata da entrambi i lati, e rifinita a cesello o bulino, a seconda delle decorazioni da ottenere. Le figure dei tre pannelli centrali, con i loro abiti aderenti, sono dello stile tipico del tardo XIV secolo, e richiamano quelle dell’iconostasi dell’altare maggiore della basilica di San Marco. Il centro della Pala è occupato dalla Trasfigurazione che, come manifestazione della divinità di Cristo, allude al nome della chiesa di San Salvador. Su ciascun lato della scena centrale, sotto agli archi, si trovano quattro santi di particolare importanza per la chiesa e per Venezia; fra questi, Sant’Agostino, la cui regola era seguita dai canonici di San Salvador, San Teodoro e San Marco, i santi patroni della città.

Stato di conservazione

Oltre al naturale degrado dei materiali costitutivi, erano presenti numerosissimi interventi eseguiti in tempi diversi e con diverse modalità, quali rifacimenti, aggiunte, spostamenti, coloriture, saldature, smontaggi e riassemblaggi. Tutta la superficie si presentava annerita da strati di protettivo alterato misto a polvere e a prodotti di corrosione del metallo sottostante, che rendevano difficoltosa la lettura della cromia originale dell’opera, costituita attualmente dal contrasto oro-argento. La Pala presentava numerose mancanze, graffi e lacerazioni della lamina metallica, diverse lesioni e deformazioni.

Il restauro

Innanzitutto è stata realizzata una documentazione fotografica dell’intera opera. Si è proceduto allo smontaggio di tutti gli elementi decorativi per permettere una pulitura più approfondita e accurata. La pulitura preliminare delle superfici è consistita nell’eliminazione delle sostanze grasse e dei residui di cera, e nella rimozione delle tracce di vecchi protettivi. La rimozione dello strato scuro che velava tutte le parti è stata eseguita immergendo i singoli elementi in soluzioni saline per alcuni minuti, e rifinendo poi la pulitura meccanicamente, con sostanze leggermente abrasive. Si è effettuato infine un risciacquo per l’eliminazione di eventuali residui delle sostanze chimiche utilizzate durante la pulitura. Le figure sono state lasciate in immersione per diverse ore, spazzolate ripetutamente e infine asciugate. Sono state consolidate le lesioni che pregiudicavano la stabilità delle figure incollando, dietro le parti lesionate, piccole porzioni di lamina d’argento o di tessuto in seta, ed evitando così qualsiasi forma di saldatura. Dopo aver ripristinato le forme originali delle zone maggiormente deformate, si è attuata una verifica della stabilità dei nimbi, degli attributi e degli elementi decorativi e sono state ripristinate le linguette necessarie al riassemblaggio delle figure sul supporto. Al termine del restauro, su tutte le superfici sono stati applicate due strati di protettivo, per isolarle dall’ambiente circostante e rallentarne il degrado. Tutte le lamine del fondo sono state pulite preliminarmente al fine di eliminare le sostanze grasse, i residui di cera e le tracce dei vecchi protettivi. I prodotti di corrosione del metallo sono stati rimossi con le stesse sostanze utilizzate per le figure, applicate però a impacco. I residui di pulitura sono stati eliminati mediante aspirazione e risciacquo finale, avendo cura di limitare il contatto dell’acqua con il supporto ligneo. Si è proceduto infine con il riassemblaggio di tutti gli elementi, curando l’integrazione di alcune zone del fondo troppo compromesse. Il restauro e lo smontaggio degli elementi hanno sicuramente messo in luce alcuni aspetti sconosciuti dell’opera e chiarito alcune fasi della sua realizzazione, ma hanno soprattutto fornito una serie di nuovi dati, aprendo interrogativi che necessiteranno di ulteriori studi per avere una risposta.